In Italia ed in Occidente vince sempre la visione ristretta e semplicistica del monoteismo.
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Marco Galli
In Italia ed in Occidente vince sempre la visione ristretta e semplicistica del monoteismo.
L'ignoranza arrogante e tracotante di che si ispira a un qualche dogma imposto, soprattutto per cupidigia, alla massa ignorante "e mantenuta tale deliberatamente", oppure nato soltanto da
una visione ristretta e omologata di ciò che dovrebbe essere, o fare una religione, o di ciò che possa essere considerato moralmente etico o accettabile da una società ipocrita e conformista: E che con ciò, può crogiolarsi tranquillamente nella sua autoreferenziale incoerenza, senza la necessita di dimostrare alcuna base logica o visione filosofica quantomeno razionalmente valida, insomma, un autorità monolitica, oppressiva, caparbia, supponente e prepotente.
Fortunatamente questa cosa sta lentamente cambiando, forse perché non avendo più il primato della morale comune, devono smetterla di fare i prepotenti e cercare di essere più aperti ai continui cambiamenti di mentalità.
Oppure, dall'altra parte, l'ateismo "sordo e cieco ad ogni altra possibile visione", se non quella totalmente materialistica dei fenomeni e votata al nichilismo più inflessibile, con la presunzione arrogante di rappresentare l'unica visione scientifico-razionale possibile, e così avere il potere di influenzare negativamente le menti "nel modo consueto e già adottato precedentemente dal potere temporale ed ecclesiastico, ma di cui pretenderebbe di essere agli antipodi", sempre con la stessa motivazione di soggiogare ai loro scopi materialistici le menti in piena evoluzione, quelle dei più giovani e degli studenti, i più spiritualmente e sentimentalmente fragili, distraendoli dalla loro legittima e bramosa ricerca di un senso ideale e superiore alla squallida vita attuale e che gli viene imposta, anche infettandoli con la loro grettezza "la loro negatività, ormai vuota di sentimenti ed ideali, ma invece così piena di un insulso ed arrogante senso di una qualche superiorità intellettuale" con i loro grigi valori materialistici assoluti "meschini e deprimenti".
Insomma, un'altra autorità oppressiva, caparbia, supponente e prepotente.
E in questo caso, purtroppo non stanno migliorando, con tutte queste persone completamente assuefatte al continuo bombardamento dei mezzi di massa e telefonini, il desiderio di introspezione e ricerca interiore o di valori più alti; Vengono continuamente soffocati dalla confusione e dell'ignoranza imposta ovunque e continuamente.
Dalla supremazia delle menti deviate di molti individui senza coscienza e scrupoli, stupidamente ed egoisticamente interessate soltanto al proprio interesse personale, di intrappolare o indurre anche negli altri, la loro stessa bieca mentalità "arricchirsi, sopraffare i più deboli, indurre maggiori bisogni, desideri futili, superflui e vacui".
Sfruttando le paure, le ansie, insicurezze, insoddisfazioni e solitudini degli altri per il proprio meschino vantaggio.
Io, con quello che sto scrivendo non pretendo certamente di farmi degli amici, anzi!
Spero di essere odiato da molti, ma che questa cosa li faccia anche meditare ed essergli utile in futuro.
Devo anche dire che la decisione di essere duro con certi poteri è soltanto mia, anche se generalmente amo ed ammiro i semplici cristiani umili e coerenti, e so anche che S.S. il Dalai Lama li apprezza allo stesso modo, e sinceramente li ammira, egli si batte strenuamente e schiettamente per il sincero dialogo inter-religioso ed anch'io sono convinto faccia molto bene a fare questo.
Ma io che ho conosciuto entrambi i due mondi, quello occidentale con la sua storia di secoli di arrogante ed anche violenta egemonia religiosa, con i tanti poveri martiri finiti al rogo e solo per le loro idee, ad esempio Giordano Bruno, che aveva una visione del mondo molto simile a quella buddista, con la sua filosofia dell'infinitismo, ma che non faceva male a nessuno, ma contemporaneamente non rispettava il canone della vostra paranoia di assoluto controllo sulle menti ed assoluta egemonia filosofica.
A volte immagino cosa sarebbe successo se un buddista tibetano o indiano si fosse trovato a passare per l'Italia in quei tempi, o anche un secolo dopo ed avesse avuto con se solo un immagine "tangka" di una divinità del canone buddista, ad esempio
con tanto di corna, visto che ha la testa di un bovino:
Egli, nonostante la sua sincera benignità e la buonafede sarebbe certamente finito al rogo come adoratore del diavolo, senza nessuna possibilità di difesa o replica.
Quando il Dalai Lama conobbe Mao Tse Tung, disse che ne fu talmente affascinato, da voler "quasi" entrare nel partito comunista cinese, ma il Panchen Lama gli disse di aspettare e di non fidarsi di lui, ed ebbe molta ragione, anch'io ho "ancora" la stessa difficoltà nel fidarmi del potere del Vaticano, chissà, forse in una vita precedente a bruciare su quei roghi c'ero anch'io, ma fortunatamente per voi io non sono un rappresentante di Sua santità, non parlo per suo conto e non conto niente a Dharamsala, quindi anche i miei sentimenti per il potere ecclesiastico sono soltanto miei e assolutamente personali, oppure per vostra sfortuna, se non siete cambiati affatto, un tempo mi avreste usato come capro espiatorio, per giudicare tutti i buddisti come dei nemici, come avete fatto anche per ogni visione o filosofia che vi risultava aliena o non riuscivate a capire.
Certamente le mie opinioni non sono condivisi da nessuno dei buddisti tibetani, che sono in generale delle pacifiche, gentili, sincere, coerenti e bravissime persone:
Quindi anche se, soprattutto in passato, ho odiato l'ipocrita e soffocante controllo politico-morale su tutte gli italiani, da parte della Chiesa, o delle sue eminenze grigie e dei politicanti a loro strettamente legati.
Ma anche la loro mancanza assoluta di coerenza, quando sarebbe stato giusto giudicare l'operato di persone molto in vista e potenti, ma nel contempo, scorrette, disoneste o disastrose al morale del Paese:
Se c'era da ottenere favori o spartire con essi degli interessi molto terreni, allora l'atteggiamento era solitamente di sincera amicizia, rispetto e totale sottomissione.
O come credo che dicano anche i tibetani, essere deboli "sottomessi" con i forti, ma forti "e arroganti" con i deboli.
Se invece di essere nato in Italia fossi nato in Tibet, Mongolia, Bhutan o in India, sicuramente il mio atteggiamento sarebbe molto diverso verso la cristianità e sarei molto più confidente ed amichevole verso di voi.
Anche per il fatto che in Italia ci sia molta gente che non li digerisca più, o addirittura li odi, o che in molti siano diventati appositamente "e per colpa loro" fermamente atei o nichilisti, cosa che non giova neppure al buddismo, perché queste persone hanno perso completamente fiducia in ogni sistema religioso o morale e questa è una sconfitta per tutti quanti.
Oppure, per il fatto che i loro conventi, come le chiese si stiano lentamente svuotando, o che i loro pochi osservanti siano maggiormente persone di poco valore e con poca intelligenza:
Tutto questo è da imputare solamente a loro stessi, al karma che essi stessi hanno creato "come direbbero i buddisti", con la loro poca coerenza religiosa, con il cercare di ottenere numerosi consensi da tante persone molto mediocri "ma che portavano denaro e favori", piuttosto che glorificare quelle rare persone con maggiori qualità spirituali e maggiore coerenza cristiana "che portavano invece rispetto, esempio e devozione da parte dei fedeli".
Quindi devono prendersela soltanto con loro stessi, io almeno le cose glie le dico chiaramente in faccia e soprattutto dovrebbero recepirlocome un insegnamento, da uno che non conta niente.
Ma soprattutto seguire l'esempio dei buddisti tibetani e della loro assoluta e totale coerenza con gli insegnamenti di Buddha, o dei testi che studiano ed assimilano così assiduamente.
Capire perché i loro templi sovrabbondano di fedeli e di persone giovani, che vengono da tutto il mondo, per ascoltare quegli insegnamenti:
Nei monasteri accettano soltanto le persone dalle maggiori qualità ed è difficile entrarvi, comunque il numero dei monaci è sempre in costante aumento.
Sono numerosi anche i meditatori, tra cui molti giovani ed anche occidentali, che praticano intensamente, con sincera fede ed impegno, le prostrazioni, i preliminari ed i lunghissimi ritiri di meditazione sulle divinità della complessa ed estremamente impegnativa pratica Tantrica buddhista e nel Vajrayana.
Ma poi, c'è veramente qualcuno che vince qualcosa in questo campo, nell'essere completamente convinto e tracotante delle proprie idee?
Secondo me, chi ci mette "oltre ad una buona e valida motivazione" tutto se stesso e che in più riesca anche a dormire bene la notte.
Il problema non sta nell'avere una propria visione, ma nell'imporla agli altri come se questa fosse la migliore per tutti, e nella lotta dualistica tra gli opposti, non esistessero vie di mezzo.
O che la propria logica fosse, dato che non ne consideriamo altre, dal nostro granitico piedistallo di vanagloriosa "superiorità della visione occidentale", l'unica seria e accettabile visione possibile per dei veri e seri gentiluomini.
Brandendo prima quel vessillo crociato di chi cercava di imporre le proprie credenze al povero ignorante, miscredente della legge di Dio, quindi di darvinismo sociale "il poveraccio inferiore, morto di fame perché non mangia le vacche", o militaristico-colonialista "dell'uomo bianco che impone con la forza le sue leggi e la sua morale", ed infine economico-tecnologico, imponendogli i nostri modelli di vita e di società basati sul possesso ed il consumo incosciente delle risorse naturali, dell'egoismo, dell'accumulo di beni e l'avidità fine a se stessa, rispetto all'essere o diventare persone migliori e più compassionevoli.
Mentre il mondo sta per essere distrutto dai cambiamenti climatici create soprattutto da noi, dal nostro continuo stupido ed irrealistico desiderio di risolvere tutti i nostri problemi con delle soluzioni materiali irragionevoli, insostenibili ed estremamente distruttive:
Come se fosse logico ad esempio risolvere il problema di dover camminare sui sassi, coprendo interamente il suolo con il cuoio, e troppo banale usarne solo un pezzettino come suola.
Abbiamo vessato quei popoli che ci potevano essere nostri maestri di vita, di filosofia e di virtù, rendendoli dimessi, ossequienti ai nostri voleri ed infine creandogli ingiustamente un forte complesso di inadeguatezza ed inferiorità.
Fortunatamente per loro, queste cose stanno per finire, ed alcuni grandi popoli, soggiogati nel passato, o almeno in quei luoghi dove la storia di quelle persone, come la loro dignità non sia stata completamente demolita ed infangata dall'invasore bianco.
Per esempio in Oriente c'è l'India il secondo paese più popolato al mondo e la più grande Repubblica Democratica e Federale al mondo, resa in passato schiava dagli "inglesi", sfruttata, offesa e denigrata.
E poi ci sono i Tibetani un popolo in fuga dal loro Paese e dall'oppressione Comunista Cinese "un altro invasore, un'altra oppressione materialista, violenta ed integralista".
Voi vi chiederete che attinenza c'è tra questi due popoli, ebbene la cultura tibetana è completamente impregnata di cultura e filosofia indiana, di quella filosofia impeccabile e straordinaria di uomini come Buddha Shakyamuni, o di altri maestri indiani insuperabili, del calibro di Nagarjuna, o Chandrakirti, oppure dell'impareggiabile e il più amato dai tibetani "ed anche da me stesso" Atisha Dipamkara, di Padmasambhava "Guru Rimopoche" per i tibetani, oppure Shantarakshita e Kamalashilla che hanno introdotto per primi il Dharma della tradizione del Nalanda in Tibet.
Io affermo con incondizionata tracotante sicurezza, l'assoluta superiorità di questi esseri, perché chiamarli solo uomini è alquanto riduttivo, e affermo in modo altrettanto tracotante, la loro superiorità ad ogni filosofia occidentale, antica o moderna.
Queste stesse mie cose, le devono aver capite, o le stanno cominciando a capire anche gli indiani, che stanno riscoprendo la loro cultura antica, la validità immortale e profonda di questi loro insegnamenti, la loro logica impeccabile e basata sull'osservazione della realtà del SE e dei fenomeni "ultima e trascendente", lo studio pratico e profondo della mente umana e che non si basa puramente e semplicemente sull'osservazione del cervello e dei suoi meccanismi biochimici "l'unico giochino che ha impegnato i neuro-scienziati occidentali nel secolo precedente", e che non ha portato a nessun risultato valido in termini di miglioramento della qualità della nostra esistenza o tanto-meno del nostro benessere spirituale, essendo completamente dedicato a dimostrare quanto essi siano bravi nel creare macchine capaci di dimostrare le loro assurde teorie materialistiche.
Ma intanto la loro logica scientifica cozza con l'osservazione di fenomeni inspiegabili, come per i neuro-scienziati americani, o quelli russi, delle università di Mosca e San Pietroburgo, che ammettono candidamente di mettere i loro stupidi strumenti sulla testa di monaci già morti da oltre un mese "chiaramente, senza nessun possibile risultato osservabile", e rimasti nello stato di tub-dan "abbraccio della morte", mentre il loro corpo rimaneva fresco per tutte quelle settimane e non si decomponevano affatto, ma magari emanava solo una gradevole fragranza "come è successo anche durante il processo di morte del mio caro Maestro Ghesce Yeshe Tobden e durato 12 giorni e 12 notti", osservando con i loro strumenti soltanto una crescita inspiegabile di calore nella zona del "cosiddetto chakra del cuore":
S.S. il Dalai Lama conversa gradevolmente con degli scienziati russi che studiano la meditazione e questo genere di altri fenomeni in un monastero nel Sud India:
Mentre questi essere illuminati hanno studiato la mente umana, impegnandosi personalmente e senza alcuna tecnologia, nell'indagine, la riflessione e la meditazione, con l'unica motivazione di voler risolvere definitivamente i problemi mentali di tutti gli esseri.
Gli scienziati occidentali si impegnano a riguardo, spesso per il semplice quanto futile interesse scientifico, basando la motivazione del loro lavoro sull'affermazione personale, piuttosto che per il beneficio degli altri esseri, torturando inutilmente delle povere cavie, per scoprire, senza la necessità di spargimento di sangue, ciò che in India era già conosciuto da secoli, ma sono troppo tronfi nella loro egolatria autoreferente, per cercare delle risposte valide in quello che considerano, ad essere ottimisti, "del pattume, o del vecchiume di certe idolatrie antiche e sorpassate":
Come in un esperimento di cui ho sentito parlare da un maestro tibetano, ma di cui non conosco la fonte, su una talpa che veniva mutilata della maggior parte del cervello, ma comunque, anche non avendo la possibilità di incamerare più dei ricordi, riusciva ugualmente a ritornare al proprio nido, molto complicato da ritrovare nel groviglio dei tunnel, e nutrire i suoi piccoli.
Già dall'inizio di questo secolo la scienza stava capendo che c'è qualcos'altro oltre al cervello e alla bio-chimica a condizionare la nostra mente, ed alcuni famosi scienziati occidentali adesso parlano di mente e di un SE diviso in varie parti del corpo "allora dovrebbero esistere tante menti e tanti SE nel nostro corpo?"
Spiegazione del concetto di SE nella visione Madhyamika Prasangika, come mera designazione sulla base degli aggregati psico-fisici
Ma la cosa non mi sconfinfera affatto e preferisco ancora "e tracotantemente" la visione indo-tibetana, di un SE che è una mera designazione sulla base degli aggregati psico-fisici e di vari livelli di mente, dalla più grossolana "il cervello", a più sottile "mente della meditazione", "mente del sogno", "..dello svenimento" ecc., fino a quella più sottile di tutte, la "mente di chiara luce della morte", presente ancora nel corpo del monaco in stato di tub-dan "abbraccio della morte" e che poi lascerà quel corpo per prendere un altra esistenza.
Queste cose inspiegabili per la scienza occidentale, troppo genuflessa su se stessa, su un illusione di infallibilità e troppo appagata della sua stessa ignoranza, sono soltanto fesserie:
Cose troppo campate in aria per poterle considerare interessanti, ma comunque, vengono anche confermate, dai numerosi bambini indiani e tibetani che ricordano qualcosa delle loro vite precedenti.
Creature troppo giovani per essere spinti da qualche genere di malizia e solitamente hanno dai 3 ai 5-6 anni, oltre quell'età solitamente i ricordi svaniscono, inoltre ricordano troppo bene i particolari di luoghi e persone realmente esistenti, da non poter mettere così facilmente in dubbio la loro testimonianza, inoltre, se queste persone sono così affamate di verità "testabili in laboratorio o sul campo", perché non si interessano personalmente anche di questi fenomeni, interrogando i bambini e le famiglie interessate, senza dare giudizi affrettati, basati soltanto su preconcetti o una visione miope del tipo "dal momento che non so spiegarlo, allora non esiste"?
Gli scienziati occidentali sono capaci di restare anche per mesi a farsi gelare le papille sul pack antartico, solo per studiare il comportamento riproduttivo di stupidi pinguini, ma chiaramente questi animali sono molto più prevedibili, dei bambini di 3-6 anni ed è impossibile in questo caso, che riescano a fargli fare brutte figure.
Il Dalai Lama stesso racconta che a tre anni, quando arrivarono i viaggiatori per il suo ritrovamento, riconobbe immediatamente le persone, anche se queste si erano camuffate da laici, ed anche gli oggetti che gli appartenevano nella vita precedente, ma dice anche di non ricordare niente dell'episodio e che questo gli fu riferito dalla propria madre.
Molti si chiederanno, perché queste reincarnazioni si manifestino solo in oriente ed India, e alla nostra logica occidentale-materialistica ci appariranno solo come un imbroglio per fare un po di soldi, oppure solo una cosa folcloristica "una roba tipo i fachiri o gli incantatori di serpenti".
Ma la spiegazione è estremamente chiara e lampante, intanto è estremamente difficile "anche per la visione buddista" ottenere un unica esistenza, figuriamoci due di seguito, soprattutto se non ci comportiamo in un determinato modo, praticando determinate virtù, meditando, ed accrescendo le nostre qualità e la nostra spiritualità.
Questo in occidente avviene molto raramente, ci basiamo semplicemente su un etica zoppicante, fai-da-te, mantenuta solo superficialmente e molto poco sinceramente.
Generalmente Passiamo l'intera vita "che consideriamo l'unica" alla ricerca di piaceri futili e vacui, preferiamo l'ignoranza, la confusione, la distrazione e gli intossicanti, alla concentrazione, alla meditazione, o allo sviluppo mentale e spirituale.
Più che altro possiamo aspirare a rinascere come animali, stupidi ed ignoranti, ovvero nel modo in cui stiamo vivendo abitualmente, dormiamo, mangiamo, lavoriamo, guardiamo per ore la televisione, giorno dopo giorno, per tutta la vita sempre uguale.
E magari da bambini, come reminiscenza, sognavamo di volare ed adesso la nostra massima aspirazione è quella di comprarci una moto.
Anche per chi poi pratica una religione ufficiale, solitamente si affida alla volontà di un essere superiore, relegando il proprio sviluppo spirituale ai pochissimi e rarissimi attimi di vera introspezione ed autocritica.
Quelli che iniziano un altro tipo di ricerca spirituale, lo fanno in modo consumistico, cercando il santone o la setta che gli offra vie facili da percorrere e rapide realizzazioni, ma sono sentieri che naturalmente non portano a nulla e che naturalmente non sono realistici.
Altri saltano da una dottrina spirituale o pensiero filosofico all'altro, come un ago con due punte, che non potrà mai cucire niente, ma solo andare avanti e indietro, in modo inconcludente, da una visione a quella successiva, oppure opposta rispetto alla precedente.
Tornando agli indiani, essi finalmente stanno ritrovando l'orgoglio di esserlo e senza quel nazionalismo becero, pseudo-razzista che maggiormente ci appartiene e ci fa sentire immeritatamente degli esseri superiori.
Nelle librerie indiane cominciano ad apparire, dopo secoli di oblio, i testi dei grandi maestri del Cittamātra e del Madhyamaka, Nagarjuna in primis, ma anche Asanga, Chandrakirti, Aryadheva, Shantideva, ecc..
Badate bene io non sono un bibliofilo, uno che acquista libri solo per possederli e tenerli nella libreria, molti dei testi di questi maestri li ho studiati, ascoltato le spiegazioni ed i loro commentari dai Lama "Guru" e spesso, non quanto dovrei, ci rifletto ancora sopra.
Quindi non credo di essere una di quelle persone che legge poche frasi di un libro, ne ricorda alcuni passaggi significativi, ne discute con altri di quanto siano belli, profondi ed interessanti, ma poi se li dimentica e rimangono sullo scaffale a prendere la polvere.
Inoltre tutti i testi di questi insigni maestri sono manuali di meditazione, non sono semplicemente parabole e racconti.
Vanno letti e riletti, capitolo per capitolo, versetto per versetto, ragionati e compresi ed una volta accettati come validi, vanno interiorizzati e meditati a lungo.
Devo avvertire che alcune delle opere di Nagarjuna sono molto difficili da comprendere e forse è meglio partire da quelle del suo discepolo Chandrakirti si pronuncia così e dovrebbe significare orgoglio di luna, infatti gli insegnamenti di Nagarjuna sono abbaglianti come il sole, mentre le spiegazioni di Chandrakirti sono chiare come la luna e riflettono esattamente il pensiero del suo Maestro.
Un altro problema spirituale-filosofico che esiste in Italia e specialmente in Italia, è il fatto che quando si pensa al buddismo si pensa subito ai nichiren.
Vorrei chiarire il mio problema con i nichiren, quelli che recitano quella cosa: "namu myōhō renge kyō" che non è un mantra ma una specie di presa di rifugio, "mi rifugio nell'universo e in Buddha" circa.
Quelli del calciatore Baggio per i più profani.
Vorrei dire che io sono tracotantemente fiero di essere un buddista, sto facendo ed ho fatto molta fatica a diventarlo, quanta ne sto facendo a rimanere tale, è un Sentiero difficile, per niente immediato, estremante alieno dal nostro consueto modo di vedere le cose, di viverle, e può essere anche molto impegnativo.
Non ho nessuna difficoltà ad affermare di esserne molto orgoglioso e di sentirmi estremamente fortunato.
Ma vedere la faccia di chi mi guarda ironicamente e "giustamente", immaginando che anch'io appartenga a quella setta sconclusionata di spiantati, mi imbarazza e non so se sentirmi offeso per essere stato paragonato a loro, oppure sentirmi sollevato, capendo quanto poco rispetto e considerazione suscitino nelle persone, ciò nonostante mi chiedo se le stesse persone che ironizzano adesso su quel pseudo-buddismo sgangherato, lo farebbero ugualmente, conoscendone le qualità, le virtù ed un po di più della sua filosofia originale "e chiaramente sto parlando di quello autentico, del canone Pali e Sanscrito".
So anche che come praticante dovrei trascendere la vergogna, o la rabbia che provo per essere accostato a questi buddisti spiantati, per me alquantofasulli e profani.
Ma la cosa che mi rende veramente avvilito è che queste persone appartengano all'UBI ed io su questo non sono per niente d'accordo.
Per i buddhisti l'abbandono del Dharma è un azione particolarmente negativa, anche se si parla male di altri praticanti buddhisti, io lo so benissimo e per questo non temo di farlo in questo caso, poiché essi sono molto-molto lontani da essere questo, esempio io non potrei disprezzare nemmeno un filo giallo o rosso di una veste monastica, e i loro upasika "praticanti di precetti laici" indossano qualcosa che potrebbe assomigliare a questo, ma siccome sono un upasika anch'io e non mi vesto come un ipocrita, so che quello ha solo l'apparenza di un abito religioso, come la loro e solo un apparenza di una religione buddhista (una specie di monoteismo buddico materialista).
La cosa che si atteggiano a tali potrebbe anche essere sopportabile "e di poco interesse per me", se quelle persone non allontanassero anche le persone realmente interessate agli insegnamenti buddisti, dallo studio dei testi originali di Dharma, dagli oltre 100 volumi di insegnamenti del Buddha Tripitaka o Kangyur in Tibetano e dagli oltre 200 volumi del Tengyur gli scritti ed i commentari dei grandi Maestri indiani del Nalanda e di altre antiche Università.
Oppure che li tengono lontani dalla vera comunità dei praticanti, e soprattutto dai monaci monache l'autentico Sangha, e questa è un'altra azione particolarmente grave, creare divisione nella comunità è una delle azioni "a retribuzione immediata" e che non può essere mai purificata.
Tale divisione non esiste e non dovrà mai esistere per gli autentici praticanti, i quali rispettano il vero Sangha e si rispettano reciprocamente.
Nonostante le tante e grandi differenze filosofiche che esistono o possano esistere tra loro.
Poiché Buddha diede i suoi insegnamenti ad esseri con differenti inclinazioni e capacità, ma questi insegnamenti non sono mai contraddittori tra loro, ed analizzandoli si capisce che hanno la stessa matrice e la stessa validità.
Inoltre per tutti i veri buddhisti, la porta d'accesso al Dharma è la presa di rifugio e che cita sempre i Tre Gioielli e dice:
Mi rifugio in Buddha, mi rifugio nel Dharma, mi rifugio nel Sangha
In quanto il Buddha è il Completamente Realizzato, il Principe della Disciplina, ma il supremo rifugio, il rifugio ultimo sono i suoi insegnamenti, il Dharma.
Ecome per i Buddha che sono apparsi nel passato, o quelli che verranno nel futuro, essi sorgono tutti dipendendo da questo, ed anche oggi per chi aspira sinceramente ad ottenere lo stato di buddha o al nirvana, gli insegnamenti sono necessari e primariamente importanti.
Inoltre il Buddha è considerato il medico supremo, il Dharma la suprema medicina ed il Sangha sono la comunità degli infermieri-e, noi buddisti dovremo sentirci tutti dei malati, prendere da soli le nostre medicine "il Dharma", e non sperare di guarire aspettandoci che siano Buddha e Sangha a prenderle al posto nostro.
Per quanto riguarda la filosofia, alla base del movimento dei nichiren, e di cui non conosco precisamente il nome che si attribuiscono e ciò non mi interessa affatto:
(L'insegnamento che 'i desideri terreni sono Illuminazione' e 'le sofferenze di vita e morte sono Nirvana' ... Le sofferenze diventano Nirvana quando si comprende che l'entità della vita umana non viene né generata né distrutta nel suo ciclo di nascita e di morte.) - citato letteralmente da wikipedia, ma adesso credo che lo hanno cambiato.
Quindi, per loro, basterebbe credere "che l'entità della vita umana non viene né generata né distrutta nel suo ciclo di nascita e di morte" per ottenere l'illuminazione?
Mi ci sono voluti alcuni giorni per capire il significato di questa affermazione e a rigirarla nella mente per analizzarla da ogni punto di vista, e sono arrivato a una conclusione, che l’unica cosa complessa da capire nella frase è la contorsione verbale che è stata usata per renderla più misteriosa ed arcana del dovuto, e alla fine ho intuito che, probabilmente qualcuno di loro avrà letto un sutra che parlava di tathagatagarbha, come per il Tathāgatagarbha Sūtra, e che tratta della natura di buddha che esiste in ognuno di noi, ed avrà capito che gli esseri non sono buddha solo perché sono oscurati dall’ignoranza che percepisce i fenomeni come “veramente esistenti”, interpretando quel testo letteralmente.
Ma qui non si dice che i fenomeni non esistono veramente e quindi non basterebbe credere che semplicemente “i desideri terreni sono un illusione e altrettanto lo sono le sofferenze di vita e morte e che solo comprendendo questo “che è un enorme balordaggine” si ottenga il nirvana”.
Quando si parla di fenomeni “non veramente esistenti”, e considerate sempre le virgolette, che in questo caso sono fondamentali, non si vuole dire che sono realmente un illusione, si intende dire che i fenomeni possono esistere soltanto in due modi:
O veramente esistenti “permanentemente e inerentemente esistenti, dalla loro parte, quindi senza dipendere da altre cause e condizioni”.
Oppure come “sorgere dipendente” sempre e inequivocabilmente dipendenti da cause e condizioni.
Questa cosa non è così semplice da afferrare, almeno la distinzione delle parole veramente esistente e "veramente esistente", diciamo che quel "veramente" è un sinonimo di inerente, o (dalla propria parte).
La logica, in questo caso, ci dice che ogni fenomeno (esistente e funzionante) sorge in dipendenza da cause e condizioni, quindi che non può esistere un fenomeno “veramente esistente” che non sorga o dipenda da queste caratteristiche e che sia inoltre anche (funzionante).
Ovvero un fenomeno per funzionare deve dipendere da cause e condizioni, ed anche dalle parti che lo compongono, come la ruota del carro ha bisogno dei raggi, del pignone, del mozzo, ecc. per girare.
Nello stesso modo un fenomeno isolato, a se stante, come per esempio un seme "causa sostanziale" in un barattolo sigillato in mancanza delle cause circostanziali "aria, acqua, terra, calore, ecc." non potrà fare proprio niente, e nemmeno il seme potrebbe esistere se separato dalla sua causa sostanziale "la pianta d'origine" e da quelle condizioni momentanee "cause circostanziali" che lo hanno reso tale, e che sono a loro volta condizionate da cause e condizioni "sostanziali e circostanziali" infinite, e che derivanoa loro volta da cause e condizioni "sostanziali e circostanziali"infinite.
Il Buddha in un sutra fece questo esempio "se si facessero delle palline di terra grandi come il seme di ginepro, per la nostra madre attuale, e un altra per la madre di nostra madre, e così di seguito per tutte le madri che le hanno precedute in passato, tutta la terra del mondo non sarebbe sufficiente per contarle" e questo vale anche per tutti i fenomeni e le loro cause.
Quindi quando nei sutra si parla di "ignoranza che si afferra al vero", o concetto simile, questo va interpretato e non preso letteralmente, poiché il Buddha dava insegnamenti per ogni genere di individuo, anche per quelli cosi ignoranti o ottusi da non capirne a pieno le sottigliezze filosofiche, poi stava a quelli più saggi interpretare alla luce della propria intelligenza il significato reale.
Certo se esiste lo stupido che non fa nessuno sforzo e prende tutto alla lettera, questo non è certo colpa del Buddha.
Quindi il credere e ritenere che il Buddha intenda dire che i fenomeni, come la vita umana sono un'autentica illusione e che basti pensarla così "come lo stupido dell'esempio precedente" per ottenere l'illuminazione, è soltanto un fraintendimento di persone molto meschine ed ignoranti.
E visto il ruolo che si attribuiscono alcuni, di insegnanti e precettori di buddhismo, sono anche molto dannosi e pericolosi alla salute mentale delle persone.
Quindi se io prendessi un martello che è "come un illusione" e lo dessi sulla testa di un nichiren che è "vuota" e "come un illusione", dal suo punto di vista lo beneficerei, perché gli farei ottenere immediatamente l'illuminazione.
Ma considerando le mie virgolette, io l'ammazzerei solamente, e di una morte che è "come un illusione" ma è anche estremamente concreta, quanto dolorosa.
Riconoscere l'oggetto di negazione
Questo errore di riconoscimento dell'oggetto di negazione, ovvero di un visione completamente annichilatoria della realtà, si riflette spesso anche nella pratica dello Zen, e con ciò, essi non riescono a trasformarsi nei buddisti del ventunesimo secolo, dedicando molto del loro tempo e della loro energie allo studio dei trattati, rispetto alla semplice meditazione sul nulla:
Mente i monaci coreani, vietnamiti, e sempre più anche i cinesi, si dedicano assiduamente allo studio approfondito di testi di madhyamaka, cognizione valida e Prajnaparamita come del Abhisamayalankara di Asaṅga.
Questa criticità era stata già evidenziata nei primi anni dell'avvento del Dharma in Tibet, quando il pandit Kamalashila discusse della questione con i monaci cinesi, già precedentemente presenti in Tibet, che prediligevano l'approccio diretto alla meditazione, rispetto allo studio dei testi di Dharma e vincendo indiscutibilmente quel dibattito.
Mente i preti giapponesi Zen, che non possono contare su spiegazioni chiare e autorevoli e se non approfondiscono da soli la loro conoscenza con lo studio di questi testi fondamentali, anche visto il pericoloso errore in cui cade il meditatore, credendo che tutto sia una reale illusione, che può portare a grossi guai e tanto spreco di tempo e risorse.
Adesso spiegherò perché in un altro modo:
Immaginiamo un esperto sicario che sia stato assoldato per uccidere una persona e che quando scaglierà la sua freccia non sbaglierà certamente bersaglio avendo egli un ottima mira "un ottima concentrazione meditativa", ma se sbagliasse il soggetto ed uccide la persona sbagliata "uno che soltanto gli somiglia"?
Non solo non riceverà il compenso, ma probabilmente ne otterrà numerosi e dolorosi problemi. Quindi è estremamente importante studiare approfonditamente il bersaglio, e che in questo caso risulta molto sfuggente.
Anche i grandi asceti dell'Induismo ed i grandi saggi Rishi, arrivano ad altissimi livelli di concentrazione:
"Agli assorbimenti dei regni degli dei della forma e senza-forma", fino ad ottenere Shamatha "la calma dimorante", ma non arrivano mai ad ottenere il nirvana, è importante, visto che ci sentiamo dei buddhisti e che abbiamo ottenuto questi insegnamenti speciali, estremamente preziosi, quanto unici, su Shuniata e Bodhicitta, non sprecare questo tempo, e che, se intendiamo praticare il Mahayana, ormai nemmeno più ci appartiene.
Sarebbe molto meglio che i preti zen studiassero almeno un po di visione Cittamatra prima di impegnarsi in estenuanti meditazioni sul vuoto, che non sarà una visione perfetta ed anche un po filosoficamente complessa da recepire e confutare, ma è sempre più facile da mettere in pratica nella propria meditazione ed è probabilmente più adatta alle loro visioni.
“Nella filosofia Cittamatra i fenomeni sono della stessa natura della mente, e che viene considerata realmente esistente, e non esistono veramente esternamente, ma sono soltanto maturazione karmica”.
Inoltre la filosofia Cittamatra è stata insegnata da Buddha nel terzo giro della Ruota del Dharma, per coloro che non riuscivano ad afferrare la visione "Madhyamaka" del sorgere dipendente, ed ha esponenti autorevoli quali Asaṅga, Shantarakshita e Vasubandhu.
Per spiegare meglio la visione Cittamatra vorrei fare un esempio, immaginate delle persone in un cinema e che esse stesse siano sia gli spettatori che i creatori/proiettatori delle immagini sullo schermo, e che la maturazione del loro karma "personale e in comune" sia il film proiettato, quindi il film sarebbe in un certo senso cooprodotto e sùbito da quelle stesse persone, come e se, fosse un apparente realtà.
Mentre nel Madhyamika Prasangika, i fenomeni esterni esistono, ma solo come mera designazione di nome e concetto.
Vorrei chiarire, la filosofia Cittamatra non è stata insegnata direttamente dal Buddha, perché essa non esisteva ancora come denominazione, come non esisteva il Madhyamaka che è un sistema filosofico "creato" da Nagarjuna, mentre il Cittamatra, o Vijnanavada, da Asanga qualche secolo dopo il Buddha.
Ma queste visioni sono già presenti in alcuni sutra del secondo e terzo giro della Ruota del Dharma, trall'altro il Buddha aveva previsto la venuta di Nagarjuna, trecento anni dopo, e che egli avrebbe chiarito il pensiero e continuato il suo proposito, come per la venuta di Lama Tsong Khapa, il pensiero Cittamatra ha un lignaggio che proviene da Buddha Maitreya, mentre quello di Madhyamaka da Buddha Manjushri.
Questa cosa triste dei giapponesi "ed anche per quanto mi riguarda, soprattutto dei nichiren" che sono un paese moderno, bravissimi in tante cose, ma a quando riguardo, la religione o la filosofia "e mi dispiace dirlo", sono capaci di fare soltanto di cerimonie, rituali tradizionali "inutili e sorpassate", o di creare statue di Buddha belle ma senza la fondamentale usnisha.
Quindi, per ritornare ai miei amici nichiren, se fosse vera questa loro "filosofia", perché il Buddha odierno, come gli altri grandi Buddha che lo hanno preceduto in questo kalpa "eone":
Krakucchanda, Kanakamuni e Kāśyapa, o quelli che lo seguiranno in futuro come il prossimoMaitreya, hanno fatto e faranno ancora anni di rinunce, di sacrifici, e di ascetismo, ed anche Buddha Shakyamuni ha praticato sei anni di ascetismo estremo e per cui, se non fosse stato un essere fuori dal comune, sarebbe morto di fame, altro che il Buddha grasso dell'immaginazione occidentale!"
Bastava che se ne stesse tranquillo nel suo palazzo, e siccome era anche un principe, a farsi coccolare da moglie e concubine.
E "dato che secondo loro è tutto un illusione", perché si è vestito di stracci ed è andato a cercare il modo di mettere fine della sofferenza per se stesso e per gli altri, quando bastava "e so che sto dicendo un assurdo" entrare in un tempio nichiren e recitare due bischerate.
Perché è andato a cercare di imparare di più dai più grandi maestri del tempo, quando bastava recitare a pappagallo il Sutra del Loto "e che i tibetani, che possiedono oltre 100 enormi volumi dei Sutra, non conoscono e non considerano".
Oppure perché meditare sulla vacuità quando basta andare a fare una visita a qualche in boutique o dal parrucchiere, pettinarsi ed abbigliarsi da buddista elegante, tanto quando muori ottieni comunque l'illuminazione...
Però, comunemente, la mente offuscata dall’ignoranzadi noi esseri ordinari, si afferra alla "vera esistenza" dei fenomeni e che per questo non è capace di analizzare o percepire costantemente la loro vera natura, percepisce quei fenomeni come “realmente” esistenti “dalla loro parte”, il vero amico o il vero nemico, e tutto ci appare avere delle caratteristiche innate:
Per esempio, piacevole, spiacevole, alto, basso, ecc..
Come se queste caratteristiche esistessero in assoluto ed intrinseco agli oggetti stessi, ma facciamo alcuni esempi di una cosa che può essere bella per alcuni ma non per altri, oppure se inseriti in contesto o in un altro:
Per esempio i cadaveri plastificati ed affettati di Von Hagens, possono piacere ad alcuni, ma io personalmente li trovo assolutamente ripugnanti, e non occorre nemmeno andare così nell'estremo per trovare altri validi esempi, come per il caffè italiano forte, il mangiare la carne, o lo sport del calcio e che non piacciono proprio a tutti.
O anche l'esempio di un bel quadro di Bacon, se viene messo in un contesto che non gli si addice, in un asilo o ospedale, scioccherà le persone sensibili ed i bambini.
Poi l'alto o il basso dipendono da ciò a cui vengono paragonati o rapportati, lo stesso vale per il qui e il la dipendono da dove mi trovo nel momento in cui li designo e non esistono un qui e un la in assoluto.
Lo Zen nell'arte della distruzione della motocicletta
Ma se noi osserviamo una cosa che reputiamo bella, o che viene considerata tale dai canoni di molte persone, o dagli amici che frequentiamo solitamente, per esempio una grossa moto sportiva, allora sviluppiamo l'attaccamento e la bramosia di averla anche noi, fatichiamo lungamente per mettere da parte i soldi, facciamo enormi sacrifici per comprarla, poi quando finalmente l'abbiamo, ci sentiamo felici, almeno per un certo "e purtroppo molto breve" periodo.
Quindi cominciano i problemi associati al possederla:
"Dove parcheggiarla? Devo pagare il bollo e l'assicurazione anche d'inverno?"
"Ma quando piove e fa freddo non posso usarla, allora mi serve anche la macchina" e sono ulteriori spese, quindi devo lavorare e fare ancora di più sacrifici, evitare di pagare le tasse, o fare altre scorrettezze, abbassarmi ai voleri del mio principale, lavorare anche quando vorrei soltanto andarmene a giro in moto e finalmente godermela, ma non posso farlo.
E così all'infinito, un problema ne richiama un'altro, e ogni desiderio in più, richiama altri desideri, di conseguenza altri problemi ed altre frustrazioni.
Ma invece basterebbe analizzare con la saggezza che vi ho detto in precedenza, la natura ultima "illusoria quanto definitiva" dei fenomeni, per accorgersi che non sono mai "veramente" belli, ma che fortunatamente non sono nemmeno "veramente" brutti.
Queste sono soltanto delle caratteristiche che noi attribuiamo ai fenomeni, o cui siamo spinti "o abituati" a vedere omologandoci alla visione di massa, ed ad adottarla:
E di cui in realtà i fenomeni, sono"assolutamente vuoti".
Cominciando col ragionare concretamente, e rendendosi conto che la moto non contiene, il piacere che ti fanno credere i media, la pubblicità, o quegli amici che ce l'hanno, o bramano di averla.
Quella di convincere anche te, è soltanto una loro malaccorta strategia, un pretesto per apparire loro stessi meno allocchi e meno deboli, poiché non hanno resistito al desiderio e l'hanno comprata "pentendosene poi", ed apparire comunque "vanaglorisamente" superiori a chi è stato più avveduto.
Oppure lo fanno solo per sentirsi meno soli ed emarginati, oppure, egoisticamente, per fare sentire gli altri più deboli, deipatetici appiedati, e quindi per sminuirti, spingendoli così "e solo per stupito orgoglio a fare altrettanto" ed aderire alla loro visione infelice, contorta, economicamente disastrosa, di ciò che è superiorità, potere o piacere.
In realtà quel feticcio che ti propongono "la cosiddetta super-bike" è soltanto un mucchio di pezzi di metallo e plastica, tenuti insieme con viti e bulloni:
Senza la benzina o un luogo dove andare, non serve assolutamente a niente, è pesante, eccessivamente costosa, puzza, è anche molto pericolosa da usare, fa un grande ed estremamente fastidioso baccano sferragliante.
Chi l'ha costruita non è un predestinato, un elargitore mistico "o magico" di piaceri ultra-terreni, ma soltanto un disgraziato come te, che vorrebbe andarsene a girare con la sua moto, ma è costretto a lavorare duramente per pagare i debiti con la banca e che come te, l'ha comprata per cercare di realizzare una vacua illusione di un apparente facile felicità:
E magari mentre sta costruendo la moto di qualcun'altro penserà che "infondo non è così male avere una vecchia bici e pedalare un po liberi e all'aria aperta".
Io quando vedo i numerosissimi motociclisti, bardati di tutto punto e totalmente convinti della loro arbitraria superiorità ideologica, virile ed umana.
Che passano rombando nella strada statale dietro casa mia, soprattutto al sabato o la domenica quando le persone vorrebbero stare tranquille e rilassarsi.
Provo una grande pena per loro e contemporaneamente grande astio e dileggio, per questi poveri e sciocchi illusi, che con 40° all'ombra di queste estati torride, devono tenere i loro cervelli chiusi dentro a quei caschi di plastica nera, bollente e puzzolente, con i piedi in quei pesanti stivali di cuoio con le punte d'acciaio, le giacche di pelle spessa anch'esse nere o peggio assurdamente multicolori "mentre io sudo anche in maglietta, sandali e bermuda".
Vanno incomprensibilmente su e giù come dei pazzi ossessionati da quei loro mezzi di trasporto così rumorosi, scomodi e puzzolenti.
Per ore ed ore, avanti ed indietro, rischiando costantemente la loro preziosa vita umana "cosi rara, inestimabile e così difficile da ottenere nuovamente, per noi buddisti".
E per cosa? Per quei pochi attimi di brivido che ottengono "e che probabilmente prova anche una mosca volando, poco prima di schiantarsi su un vetro", poi arrivati in qualche luogo ameno "contaminandolo con il loro puzzo di scarichi e con quel orribile rumore", si fermano a mangiare, un po di cibo spazzatura, praticamente in piedi e quasi subitodevono ripartire:
Tornando indietro, alle loro squallide, tristi, inutili e consuete esistenze, di lavoro, debiti, ignoranza e preoccupazioni.
Anche perché, con le loro uniformi "da grandi campioni", pesanti e calde come sono, morirebbero soffocati dal caldo in pochi minuti e non riuscirebbero nemmeno a farsi un picnic o una tranquilla passeggiata nel bosco, mano nella mano con una ragazza.
Io, avendo faticato molto, studiando a lungo la filosofia madhyamaka e quella "autentica" di Buddha in generale.
Comprendendo un po di più e un po meglio, della massa ignorante e sottoposta al
continuo lavaggio del cervello di massa, televisione, media e pubblicità:
Qual'è la vera natura
dei fenomeni e di come sia "illusoria" la loro apparente "realtà intrinseca", come le caratteristiche che solitamente gli attribuiamo, e
soprattutto come questa distorsione della realtà appaia molto più reale e dolorosa ad una mente completamente ed irreparabilmente afflitta dall'ignoranza che si
afferra al "vero".
Personalmente, anche se non sono ancora completamente libero da tali afflizioni, questo genere di luride bidonate meccaniche sferraglianti, e camuffate da seducenti sirene, come per altre cose simili che affascinano gli stolti incoscienti, non mi attirano proprio più con il loro ""canto ammaliatorio"".
Ma perché "specialmente noi occidentali" siamo o ci comportiamo tutti come degli stupidi, perché siamo generalmente affetti da tutta questa deleteria, incurabile e perniciosa ignoranza?
Perché così è più facile, meno faticoso, o almeno così ci appare essere, ed in generale tutti noi esseri umani, siamo abituati a comportarci in questo modo da vite senza inizio (e questa è la ragione principale di ciò nella visione buddista).
Invece, per cambiare la propria visione ordinaria con una superiore, ci vuole molta volontà, intelligenza, tanto sforzo per nuotare controcorrente ed autentica fatica.
Non basta desiderarlo e non serve a niente pregare Dio, oppure il Buddha, o "tantomeno credere che tutto sia un illusione".
Ma soprattutto per noi occidentali, allevati fin da piccoli al più gretto egoismo, al delirio di una qualche nostra supremazia razziale, e con un paranoico desiderio o ideale di necessaria affermazione personale, nell'arroganza e nell'ignoranza della concezione massa e che soffoca ogni impulso ad evolverci spiritualmente, questo cambiamento è molto più difficile "quasi impossibile se non si possiede l'atteggiamento adatto, principalmente il desiderio, il bisogno di solitudine ed introspezione".
Ci vuole più tempo, maggiore umiltà, maggiore studio dei testi, e maggiore ascolto di insegnamenti di persone veramente eccellenti "e che in occidente sono rari come lo è la nostra sobrietà", quindi esercitarci a lungo nella riflessione, nella pratica della condotta morale, ed infine nella meditazione, superando gli infiniti ostacoli che giungono dall'interno, ma anche e soprattutto dall'esterno.
E' per questa ragione che tutti quanti noi, tranne che per un piccolissimo numero di persone fortunate e veramente motivate, stiamo ancora soffrendo, nel samsara, unicamente a causa nostra pigrizia, dell'arroganza, del pensare che possiamo mitigare la nostra sofferenza anche da soli con la nostra etica transitoria, interessata e fai-da-te, o soltanto con l'ausilio delle cose materiali, oppure illudendoci che esistano delle facili scorciatoie.
Una rapida revisione del Sentiero
Inoltre, esistono tre modi di vedere che suffragano definitivamente il principio che tutti i fenomeni sono inequivocabilmente “sorgere dipendente”, due grossolani e uno più sottile: a). Il primo, dipendenti da cause e condizioni, nella visione filosofica dei Vaibhasika e questo principio è abbastanza lampante, e l'ho già parzialmente spiegato in precedenza.
b). Inoltre, dipendenti dalle loro parti, secondo la visione Sautrantika, per esempio, come per la ruota del carro, o l’anno che dipende dai mesi, e questi dai giorni, ecc. (fino all'infinitesimo periodo di tempo) e non si può trovare l’anno realmente esistente, assolutamente indipendente.
c). Oltre a queste due visioni, la più sottile, quella Madhyamaka, Madhyamika Prasangika, dove i fenomeni esistono soltanto come mera designazione di nome e di concetto e oltre a questo non esistono “veramente”.
Ma riguardo al terzo punto dovrete sforzarvi personalmente per giungere ad una comprensione valida, io non mi ritengo sufficientemente qualificato a spiegarvi i dettagli della visione madhyamaka, che è alquanto complessa, quanto è stimolante ascoltarne le spiegazioni dai maestri qualificati, come Sua Santità,anche dai suoi video on-line, poi ci sono molti libri, di maestri autorevoli, anche di grandi maestri tibetani come Je Tsong Khapa la cui venuta ed illuminazione fu pronosticata da Buddha stesso.
Oppure anche grandi maestri più recenti, come Pabongka Rimpoche, Gheshe Yeshe Tobden un grande Mastro che ha risieduto a lungo in Italia, Gheshe Rabten di cui esistono tanti testi interessanti, ed altri che vengono citati nel sito del FPMT.
L'unico modo per ottenere il nirvana è attraverso l'eliminazione dei 'klesha', afflizioni o difetti mentali:
Che sono 6, oppure 10 primari, secondo il modo in cui vengono catalogati in alcuni testi o altri (ma praticamente sono la stessa cosa), e 21 klesha secondari.
Altrimenti serve a poco persino purificare il karma afflitto con preghiere o altro, poiché se non si eliminano o riducono questi klesha, soprattutto con la saggezza che percepisce il sorgere dipendente del SE e dei fenomeni, se ne ricreerà immediatamente di nuovo.
L'unico modo per eliminarli definitivamente è attraverso la visione/realizzazione della vacuità shunjata.
(Qui non ho controllato bene come è stato spiegato il concetto su Wikipedia, ma è meglio affidarsi ai testi di Nagarjuna e di Chandrakirti per averne una visione, più corretta e coerente, oppure rimettersi alle spiegazioni dei maestri più esperti, come S.S. Dalai Lama, ed altri citati precedentemente o successivamente).
Sicuramente non si ottiene tramite preghiere o altri mezzucci inutili (come un mantra nichiren, che non è nemmeno mantra), o affidandosi al Buddha perché faccia il lavoro al posto nostro. Per ridurre i klesha è molto utile anche un approccio di consapevolezza, attenzione ed introspezione, osservando costantemente le tre porte di "corpo, parola e mente" e quindi fermando le afflizioni nel momento in cui queste appaiono, anche mentre si dorme o stiamo sognando dobbiamo vigilare che non diventiamo preda di afflizioni, e qui serve un bel po di esperienza, oltre ad una virtù assolutamente impeccabile, ed ogni volta che sbagliamo dobbiamo purificare l'errore "con i quattro poteri opponenti" immediatamente.
Naturalmente bisogna saper riconoscere quando stiamo sbagliando ed in questo caso una disciplina etica fai-da-te non è sufficiente, ma è necessario molto studio riguardo al karma ed il suo funzionamento, ed il mantenimento puro di voti e precetti.
Comunque Shunjata, la saggezza che realizza la vacuità è e rimane il metodo ultimo e definitivo, ma se vogliamo diventare buddha ed impegnarci nel Sentiero Mahayana, dobbiamo non solo realizzare Shunjata eliminando i klesha che porta soltanto alla liberazione personale, ma dobbiamo eliminare anche le impronte dei difetti mentali, tramite lo sviluppo di Bodhicitta e della grande Compassione.
Così, tramite la Bodhicitta si accumulano un immensa quantità di meriti "detto molto semplificando", e ciò conduce all'ottenimento dell'onniscenza di Buddha.
Queste due realizzazioni meravigliose, pacifiche e definitive, il Nirvana e l'Illuminazione, si ottengono soltanto attraverso i mezzi adatti, lo studio dei testi e l'ascolto degli insegnamenti di Maestri qualificati, la lunga e continua riflessione riguardo a ciò che si è appreso, ed una volta accettato ed interiorizzato, si realizza il Sentiero vero e proprio, tramite la pratica effettiva e la meditazione.
Le basi per ottenere il Nirvana (liberazione personale o emersione definitiva), sono:
il massimo rispetto della disciplina morale
lo sviluppo della concentrazione meditativa
e l'ottenimento della saggezza che realizza la vacuità del SE e dei fenomeni.
Mentre per ottenere lo stato di Buddha o (Nirvana non dimorante nei due estremi di samsara e liberazione personale), è necessario sviluppare la Bodhicitta "Mente dell'Illuminazione e la grande Compassione":
Tramite i due metodi:
Del Sentiero Vasto (Bodhicitta dell'aspirazione, o Convenzionale):
Oltre alla pratica di queste due metodi, non bisogna mai rinnegare gli addestramenti degli individui di scopo inferiore ed intermedio, il principio del Mahayana è di includere tutto il Sentiero, perché se si desidera ottenere l'onniscienza del Buddha, si deve possedere anche l'abilità di addestrare individui di ogni scopo e ogni capacità.
Inoltre, nel vero buddismo esistono soltanto tre tipi di praticanti e di motivazioni per la pratica del Buddha Dharma, (due soltanto, nel buddismo Theravada, detto in modo un po riduttivo Hinayana il Piccolo Sentiero).
1). Di scopo inferiore, esseri che praticando, rinunciano ai benefici di questa vita, per lo scopo di ottenere in futuro rinascite superiori e fortunate e così continuare a migliorarsi e progredite nel sentiero spirituale, ma sempre per il bene ultimo futuro, e che per ottenere questo, praticano principalmente il Rifugio ed i suoi impegni e si addestra principalmente nella moralità dell'evitare le dieci azioni non virtuosee a questo link sono spiegate meglio.
Tre del corpo:
Uccidere
Rubare
Condotta sessuale sorretta
Quattro della parola:
Mentire
Creare discordia per dividere le persone, calunniare
Offendere, insultare
Chiacchierare vanamente
Tre della mente
Bramosia
Malevolenza
Mantenere concezioni erronee
E possibilmente, praticando possibilmente azioni virtuose, generalmente l'opposto di queste 10, facendo preghiere e richieste ai Tre Gioielli per ottenere sempre rinascite superiori ed incontrare di nuovo il vero Dharma.
2). Di scopo intermedio: Essi praticano per ottenere l'emersione definitiva dalla sofferenza, il Nirvana, e si addestrano nella Rinuncia o "emersione definitiva" e come ho già scritto precedentemente, nella pratica dei Tre Addestramenti Superiori.
3). infine gli individui di scopo superiore (solo nel buddismo Mahayana): Si addestrano diventare dei Buddha ed in questo modo, poter beneficiare tutti gli esseri "Nostre Madri", la cui pratica include tutti gli addestramenti degli individui di scopo inferiore e intermedio come pratiche preliminari, in più lo sviluppo di Bodhicitta e la pratica delle Sei Perfezioni trascendentali, come ho spiegato meglio in precedenza.
"E non esiste lo scopo nichiren: "Divertiti con i piaceri samsarici, ed accumula beni in questa stessa vita, tanto se pensi che l'esistenza umana è tutta un illusione, muori ed ottieni comunque e subito l'illuminazione" ah! ah! ah!
Questa cosa la sto scrivendo più per me che per gli altri, rendendomi conto di non essere il soggetto migliore per dare lezioni di morale e coerenza agli altri, comunque sarei felice se qualcosa di quello che ho scritto vi arrivasse e potesse esservi d'aiuto.
Attenzione!
Post è in evoluzione continua e non completamente corretto, abbiate pazienza,
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